San Mateus – Capoeira al Donegani
Grazie ai ragazzi di San Mateus, al Donegani ha debuttato la “Capoeira”
Vogliamo cogliere l’occasione di ringraziare i ragazzi di San Mateus che hanno permesso ad alcune classi di cimentarsi nella Capoeira, una vera e propria arte, e una delle più alte espressioni folcloristiche ed artistiche del Brasile.
Quest’antica lotta di liberazione, particolare forma di autodifesa e di lotta mascherata sotto forma di rituale e mimica, deriva da una danza. In Brasile viene praticata da tutti, bambini, donne uomini e la si può vedere per le strade, negli spettacoli e nelle palestre.
Molti schiavi grazie ad essa riuscirono a difendersi dai soprusi e dalle frustate dei coloni europei.
Nella capoeira non c’è mai contatto deciso, mai movimenti bruschi, spesso ci si sposta accucciati, facendo perno su mani e piedi, le acrobazie a testa in giù sono frequenti e molto lente, inframmezzate a movimenti più rapidi, ma apparentemente scherzosi.
Il gioco viene effettuato a turno da due giocatori alla volta all’interno della “roda” (cerchio) formato da tutti i giocatori partecipanti, che simboleggia il “mondo” e c’è una sorta di rituale da rispettare all’inizio ed alla fine del gioco.
La Capoeira è una disciplina completa: si apprende a suonare gli strumenti musicali e a cantare. Aumenta l’agilità del corpo e l’elasticità delle articolazioni, definisce e potenzia la muscolatura; aiuta ad essere più resistenti alla fatica ed agli sforzi (…possiamo testimoniarlo: nonostante il nostro sia stato solo un approccio, si è fatto sentire…)
Gli strumenti tradizionali, che anche i nostri amici ci hanno portato, sono: il “berimbau”, il più importante, è quello che da ritmo al gioco della Capoeira, uno strumento monocorde, formato da un arco fatto da un ramo di legno particolarmente flessibile (“birìba”) o di bambù, teso da un filo metallico; ad esso è legata una zucca secca svuotata la cui parte aperta, appoggiata od allontanata a livello dell’addome dal suonatore, funge da cassa di risonanza; il filo metallico viene premuto con una pietra liscia (“pedra”) o con una grossa moneta (“dobrao”) e percosso con una sottile bacchetta di legno (“varèta”); il “pandeiro”, che è praticamente il nostro tamburello a sonagli e serve ad accompagnare ed a sottolineare il ritmo del berimbau; l’ “atabaque” ( pron. Atabàche ) o la “conga”, strumenti a percussione, tipo tamburi alti e stretti che si suonano col palmo delle mani.